Tre lettere, per tre grandi temi di riflessione: mantenimento della Pace tra i popoli, migranti e strutture di accoglienza, femminicidio e mancato soccorso.
Tre lettere che il Presidente del Comitato Regionale di coordinamento del Volontariato di protezione civile della Regione Emilia-Romagna ha inviato a tutti i Volontari e a tutte le Volontarie di protezione civile.
La prima lettera è stata scritta dopo gli attentati del 13 Novembre a Parigi. La lettera vuol essere un invito per il mantenimento e il rafforzamento della Pace, e contro l’emarginazione dei cittadini stranieri che convivono pacificamente nei nostri territori.
La seconda lettera è stata scritta a Marzo 2016 per realizzare una campagna di sensibilizzazione per la disumana situazione che stanno affrontando i migranti alle frontiere europee.
Un filo spinato è calato sull’Europa, un muro alto, invalicabile impedisce di dare accoglienza e prestare soccorso ai tanti uomini, donne e bambini che scappano, la maggior parte di loro, dalla guerra. Sono persone in cerca di protezione internazionale, fuggono per migliorare la loro condizione di vita spesso privata di libertà e di sicurezza perché come diceva un noto poeta “Chi fa la fame in ogni guerra è sempre la povera gente”.
Molte associazioni internazionali stanno condannando la gestione di migliaia di uomini e donne lasciate al confine tra Grecia e Macedonia in condizioni disumane, senza poter aver accesso a servizi sanitari, senz’acqua e senza cibo. Ogni giorno tanti, troppi esseri umani continuano a morire nel Mediterraneo, un mare aperto, quasi chiuso sia a oriente che a occidente. Un olocausto quotidiano di vite spezzate, davanti alle quali non si può rimanere in silenzio. Davanti alla fotografia di Aylan il bambino morto sulla spiaggia, davanti alla fotografia del bambino passato da un uomo sotto al filo spinato al confine tra Serbia e Ungheria, davanti alla fotografia della nonna greca che allatta il bambino siriano, davanti a queste fotografie c’è un grande bisogno di umanità.
Come volontari ci hanno insegnato ad andare incontro alle popolazioni colpite, non si tratta di un diritto e nemmeno di un dovere ma di un appello che viene dal cuore, la solidarietà umana ci spinge a prestare soccorso a chi è stato colpito da una sciagura, ed è nostro dovere far rispettare quei principi di fratellanza e accoglienza per far si che ci sia un incontro di civiltà nel pieno rispetto dei diritti umani. Come volontari ci hanno insegnato a far si che venga garantita un’assistenza immediata senza distinzione di razza, cultura o genere, affinché ci sia la salvaguardia della vita di ogni essere umano. Gli sgomberi di Calais impediscono l’assistenza di tanti che stanno facendo lo sciopero della fame, si cuciono le labbra o si arrampicano sui tetti pur di non essere mandati via.
Dai rapporti dell’UNHCR, l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, si può leggere che oltre alle tragiche notizie che riportano quotidianamente i giornali dietro alle colonne di persone ci sono le loro storie personali, storie di coraggio, di paura e di speranza. Le persone costrette ad abbandonare le loro case a causa di un terremoto non sono diverse dalle persone costrette a lasciare le loro case a causa dell’esplosione di una violenza armata, ognuno di loro porterà sempre con se la propria storia.
Le parole di un uomo che si è sempre occupato degli altri potranno aiutarci a riflettere: “Chiunque incontri è tuo fratello, figlio, figlia; non ci sono fratelli e sorelle di serie B, C e D. Su tutte le difficoltà riguardanti l’immigrazione, dico: diamo prima l’accoglienza e poi le difficoltà le affronteremo”. (DonAndrea Gallo)
Il Presidente
Volmer Bonini
La terza lettera, è stata scritta dopo l’uccisione di Sara Di Pietrantonio, per invitare tutti i Volontari e tutte le Volontarie e una riflessione sul terribile tema del femminicidio, del mancato soccorso e della prevenzione.
“Sara di Pietrantonio, quante volte l’abbiamo uccisa?
L’ennesimo fatto di cronaca viene narrato dai giornalisti ancora come se fosse un’emergenza, un fatto improvviso che capita, nessuno presta soccorso, nessuno se ne era accorto prima, nessuno ci aveva mai pensato, eppure nel nostro paese di donne uccise ce ne sono tante e troppo spesso.
Sara è stata uccisa a 22 anni, bruciata viva da Vincenzo. Sara è stata uccisa ed è stato un altro essere umano a decidere per lei, a decidere che quel giorno la sua vita doveva finire, un uomo che pensava di possederla e di poter fare di lei quello che voleva, anche toglierle la vita.
Sara è stata uccisa perché nessuno si è fermato a soccorrerla, forse perché non ha capito la richiesta d’aiuto, forse perché ha avuto paura, forse perché non prestiamo mai troppa attenzione all’altro.
Sara è stata uccisa perché fare prevenzione è una strada ancora molto lunga da percorrere, quella prevenzione territoriale, ambientale, economica ma anche sociale. Insegnare ai nostri figli che non esiste superiorità di genere, razza, cultura o religione, educare i nostri figli a prestare soccorso al prossimo, anche se è uno sconosciuto, senza avere paura.
Il Volontariato di Protezione Civile si fonda sui valori della solidarietà e dell’aiuto verso il prossimo, insegna ai nostri volontari e alle nostre volontarie a prestare attenzione verso chi ha bisogno, senza nessuna distinzione, insegna a non aver paura davanti alle difficoltà, ed insegna quanto sia importante essere preparati ad aiutare e ad ascoltare il prossimo.
Un pensiero deve essere soprattutto per le nostre volontarie, che vediamo lavorare tutti i giorni, instancabilmente accanto ai nostri volontari, abbiamo fatto tutto per loro? Quante donne nella loro vita hanno paura a percorrere le strade delle nostre città da sole di notte, quante donne hanno paura quando uno sconosciuto bussa alla porta, quante donne hanno paura di subire violenza dal proprio compagno? Nessuno può possedere e decidere per un’altra persona, le donne sono esseri umani liberi e non devono essere la vittima di nessuno.
Sara forse l’abbiamo uccisa, una due, tre… mille volte“.
Giada Stefani – Volmer Bonini